Lunedì, 18 gennaio, alle ore 17, presso la Sede linguistica della Dante Alighieri di
(piazza Macedonia, palazzo Ristic, 3 piano), i soci e gli amici della Dante hanno avuto un
incontro letterario con Franco Ungaro, che ha presentato il suo nuovo libro Vado a Lecce,
artisti storici e scrittori in giro per la città (Edizioni Kurumuny L’ultima
avventura letteraria di Franco Ungaro prosegue, dopo Lecce sbarocca, lungo il solco
della narrazione urbana.
Con “Vado a Lecce artisti storici e scrittori in giro per la città”
(Edizioni Kurumuny) Ungaro ha raccolto e selezionato testi di oltre quaranta autori, salentini e
non, che dagli anni Quaranta ad oggi hanno raccontato Lecce attraverso parole, canzoni e
poesie, articoli e saggi.
Come scrive Massimo Bray nella prefazione ”la multiforme raccolta di Ungaro non si limita
certo a questo: mescola generi e lingue diverse – marble floor e marble stairs- sono ciò che
colpisce l’immaginazione di Lee Ranaldo in Lecce, leaving, mentre il grande tenore Tito Schipa
canta in salentino la sua Lecce gentile e beddha come un vero e proprio paradisu ’nterra – e ci
offre allo stesso tempo un affresco della città che narra sé stessa attraverso i suoi artisti, scrittori,
giornalisti e poeti, e un mosaico di impressioni fugaci, emozioni, meditazioni scaturite dalla
penna dei viaggiatori che l’hanno visitata”.
L’affresco che ne viene fuori è di una città che incanta e sorprende, emoziona e ammalia, come
pure di una città che, non di più e non di meno di altre città, nasconde colpe inconfessate, limiti e contraddizioni.
C’è la Lecce affascinante dell’oro e della pietra barocca, c’è chi racconta il passaggio dalla città
povera e contadina degli anni Quaranta e Cinquanta a quella gaudente degli anni Ottanta con i
prodromi della movida perenne, da quella visceralmente irrequieta e febbricitante di Edoardo
De Candia e Tonino Caputo a quella ‘patafisica’, strampalata di Nonciclopedia o alla Lecce
innevata di Bjorn Larsson.
C’è Lecce vista con gli occhi e il cuore di un migrante dal Libano, c’è la Lecce degli innamorati
ciechi (Tito Schipa) e quella degli innamorati esigenti. Autori per i quali la geografia si fa poesia,
atlante dei sentimenti.
Lecce viene raccontata in auto da Giorgio Caproni, in bicicletta con gli strani incontri di Bruno
Brancher, a piedi da Antonio L. Verri, da una moto come fa il rapper Aban oppure da un treno
in partenza (Mario Perrotta) o infine davanti alla plancia gialla attaccata sul treno Milano-Lecce
che Roland Barthes osserva nella stazione meneghina.Luoghi, personaggi, caratteri, storie e
microstorie narrate da punti di vista, ispirazioni e prospettive diverse con dettagli, curiosità e qualità letterarie diverse.
“Vado a Lecce” è infine un invito a custodire la memoria e la bellezza della città, un invito ai
cittadini, leccesi e non, a scrivere altri e nuovi racconti della città con le proprie immagini e
impressioni, con il proprio stile e punto di vista per un progetto artistico e letterario che può e
deve diventare condiviso e partecipato attraverso il coinvolgimento di nuovi attori.
Franco Ungaro è stato sino al marzo 2015 direttore dei Cantieri Teatrali Koreja di Lecce. Ha
fondato l’Accademia Mediterranea dell’Attore (www.accademiaama.it). Oltre a numerosi articoli
in quotidiani e riviste nazionali e internazionali ha pubblicato Dimettersi dal Sud (Laterza 2006), Lecce sbarocca (Besa, 2011).