Matteo Renzi, il più giovane Presidente del Consiglio italiano di sempre, sta attirando su di se aspre critiche, che tuttavia non hanno a che fare con le sue riforme politiche ed economiche “urgentemente necessarie”. Al contrario, gli italiani non sopportano il suo uso frequentissimo di termini inglesi.
Renzi ha introdotto il “jobs act”, inoltre usa parole inglesi come “benchmark” e “hashtag” in ognuna delle sue presentazioni. Insiste anche sul fatto che i ministri del suo gabinetto debbano parlare inglese, prima richiesta di questo genere per i politici italiani. Questa tendenza si sta diffondendo: la Marina Militare italiana ha lanciato una nuova campagna di reclutamento usando slogan in inglese come “Be Cool and Join the Navy”.
Tutto questo inglese non viene accolto benissimo da un numero di italiani sempre crescente, che sollecitano i politici a “dirlo in italiano”.
“Abbiamo una grande riforma dell’occupazione in corso”, dice Beppe Severgnini, giornalista del Corriere della Sera. “In italiano si chiama ‘riforma del lavoro’. Perché mai devono chiamarlo Jobs Act?”
Secondo Severgnini questo uso dell’inglese è un tuffo nel passato, quando nel Medioevo i politici parlavano latino per non far capire al popolo comune cosa stava davvero succedendo. “L’inglese è come la saccarina, non lo zucchero, saccarina che viene messa nel caffè pubblico della politica italiana”, afferma. “È qualcosa che addolcisce così tanto le cose che la gente non capisce davvero quale sapore ci sia sotto”.
Un altro esempio è la continua discussione che riguarda le spese eccessive del governo. “Vogliamo procedere con i giusti controlli delle spese, ma allora perché non li chiamiamo in italiano, ‘revisione della spesa?’”, chiede Severgnini. “Semplice e chiaro… ma no, loro la chiamano ‘spending review’, che comunque molti italiani non riescono a pronunciare”.
“Perché mai fate così?” è una domanda che Severgnini ha già chiesto ai suoi conoscenti nella politica. Il giornalista riferisce che essi rispondono spesso che questo è un modo migliore per comunicare con gli altri europei, e che comunque la maggior parte degli italiani riesce benissimo a comprendere parole inglesi semplici come “jobs” e “act.”
La risposta di Severgnini? “Non me la bevo”, dice. “Io amo l’italiano… quello che non mi piace è mischiare le lingue, e mischiarle in questo modo mostra un complesso d’inferiorità, pigrizia e trascuratezza. […] Anche io dico mouse quando uso il computer, ma per tutto il resto credo che abbiamo una grande lingua, quindi dobbiamo avere buon senso ed usare l’italiano”.