1915
F.T. MARINETTI
Quest’odio, appunto, contro la tirannia dell’amore, noi esprimemmo con una frase laconica: “il disprezzo della donna”. Noi disprezziamo la donna, concepita come unico ideale, divino serbatoio d’amore, la donna veleno, la donna ninnolo tragico, la donna fragile, ossessionante e fatale, la cui voce, greve di destino, e la cui chioma sognante si prolungano e continuano nei fogliami delle foreste bagnate di chiaro di luna.
Noi disprezziamo l’orribile e pesante Amore che ostacola la marcia dell’uomo, al quale impedisce d’uscire dalla propria umanità, di raddoppiarsi, di superare e stesso, per divenire ciò che noi chiamiamo l’uomo moltiplicato.
Disprezziamo l’orribile e pesante Amore, guinzaglio immenso col quale il sole tiene incatenata nella sua orbita la terra coraggiosa che certo vorrebbe balzare a casaccio, per correre tutti i suoi rischi siderali.
Noi siamo convinti che l’amore – sentimentalismo e lussuria – sia la cosa meno naturale del mondo. Non vi è di naturale e d’importante che il coito il quale ha per scopo il futurismo della specie.
L’amore – ossessione romantica e voluttà – non è altro che un’invenzione dei poeti, i quali la regalarono all’umanità…E saranno i poeti che all’umanità lo ritoglieranno come si ritira un manoscritto dalle mani di un editore che si sia dimostrato incapace di stamparlo degnamente.
In questo nostro sforzo di liberazione, le suffragette sono le nostre migliori collaboratrici, poiché quanti più diritti e poteri esse otterranno alla donna, quanto più essa sarà impoverita d’amore, tanto più essa cesserà di essere un focolare di passione sentimentale o di lussuria. La vita carnale sarà ridotta unicamente alla funzione conservatrice della specie, e ciò sarà tanto di guadagnato per la crescente statura dell’uomo.
Quanto alla pretesa inferiorità della donna, noi pensiamo che se il corpo e lo spirito di questa avessero subito, attraverso una lunga serie di generazioni, una educazione identica a quella ricevuta dallo spirito e dal corpo dell’uomo, sarebbe forse possibile parlare di uguaglianza fra i due sessi. É ben certo, nondimeno, che nella sua condizione attuale di schiavitù, intellettuale ed erotica, la donna, trovandosi in uno stato d’inferiorità assoluta dal punto di vista del carattere e dell’intelligenza, non può essere che un mediocre strumento legislativo. Per questo, appunto, noi difendiamo col massimo fervore il diritto delle suffragette, pur compiangendo il loro entusiasmo infantile pel misero e ridicolo diritto di voto. Infatti, siamo convinti che esse se ne impadroniranno con fervore e ci aiuteranno così involontariamente, a distruggere quella grande minchioneria, fatta di corruzione e di banalità, a cui è ormai ridotto il parlamentarismo. Il parlamentarismo è quasi dappertutto una forma sciupata. Esso diede qualche buon risultato: creò l’illusoria partecipazione delle maggioranze al governo. Dico illusoria, poiché s’è constatato che il popolo non può, né potrà mai essere rappresentato da mandatari che esso non sa scegliere. Il popolo rimane dunque sempre estraneo al governo.
Ma, d’altra parte, è appunto al parlamentarismo che il popolo deve la propria esistenza.
L’orgoglio delle folle è stato accresciuto dal regime elettivo. La statura dell’individuo è stata rialzata dall’idea di rappresentanza. Questa idea, invece, ha completamente falsata la valutazione delle intelligenze, esagerando oltre misura il pregio dell’eloquenza.
Questo inconveniente va aggravandosi di giorno in giorno.
Per questo prevedo con piacere l’entrata aggressiva delle donne nei parlamenti. Dove potremo trovare una dinamite più impaziente e più efficace?
Quasi tutti i parlamenti d’Europa non sono che pollai rumorosi, greppie o fogne.
I loro principì essenziali sono: 1° il denaro corruttore e l’astuzia accaparratrice, che servono a conquistare un seggio al parlamento; 2° l’eloquenza chiacchierona, grandiosa falsificazione delle idee, trionfo delle frasi altisonanti, tamtam di negri e gesti di mulini a vento. Questi elementi grossolani dànno, mediante il parlamentarismo, un potere assoluto all’orda degli avvocati.
Come ben sapete, gli avvocati si somigliano in tutti i paesi. Sono esseri intimamente legati a tutto ciò che è meschino, futile…Sono spiriti che vedono soltanto il piccolo fatto quotidiano e che sono assolutamente incapaci di agitare le grandi idee generali, di concepire gli urti e le fusioni delle razze, né il volo fiammeggiante dell’ideale sull’individuo e sui popoli. Sono mercanti d’argomenti, cervelli prostituiti, botteghe di idee sottili e di sillogismi cesellati. Per effetto del parlamentarismo, una nazione intera è alla mercé di codesti fabbricanti di giustizia, i quali, col ferro docile delle leggi, costruiscono assiduamente trappole per i gonzi. Affrettiamoci dunque ad accordare alle donne il diritto di voto. É questa, d’altronde, la conclusione estrema ed assolutamente logica dell’idea di democrazia e di suffragio universale, quale fu concepita da Gian Giacomo Rousseau e dagli altri preparatori della Rivoluzione francese.
Che le donne si affrettino a fare, con fulminea rapidità, questa grande prova di animalizzazione totale della politica. Noi che disprezziamo profondamente i mestieranti della politica, siamo felici di abbandonare il parlamentarismo agli artigli astiosi delle donne; poiché alle donne, appunto, è riservato il nobile còmpito di ucciderlo definitivamente. Oh! io mi guardo bene dal fare dell’ironia; parlo seriissimamente. La donna, com’è stata formata dalla nostra società contemporanea, non può che far crescere in splendore il principio di corruzione inseparabile dal principio del voto. Coloro che combattono il diritto legittimo delle suffragette, lo fanno per difendere ragioni assolutamente personali: difendono con accanimento il loro monopolio di eloquenza inutile o nociva, che non tarderà ad essere strappato loro dalle donne. Questo, in fondo, non c’interessa affatto. Noi abbiamo ben altre mine da preparare appiè delle rovine. Ci si afferma che un governo composto di donne o sostenuto dalle donne ci trascinerebbe fatalmente, per vie di pacifismo e di viltà tolstoiana, ad un trionfo definitivo del clericalismo e dell’ipocrisia moralista…
Forse! Probabilmente! E mi dispiace!…
Avremo, inoltre, la guerra dei sessi,indubbiamente preparata dalle grandi agglomerazioni delle capitali, dal nottambulismo e dalla regolarizzazione del salario delle operaie. Degli umoristi misogini sognano forse già una notte di San Bartolomeo per donne.
Ma voi supporrete che io mi diverta ad ammannirvi dei paradossi più o meno bizzarri…Pensate, tuttavia, che nulla è paradossale e bizzarro quanto la realtà, e che ben poco bisogna credere alle probabilità logiche della storia. La storia dei popoli se ne va alla ventura, di qua, di là, con atteggiamenti scapigliati e poco ammodo, come una ragazza un po’ leggiera che non si ricorda degl’insegnamenti paterni se non a capo d’anno, oppure solo quando sia abbandonata da un amante. Ma essa è, disgraziatamente, ancora troppo saggia e non abbastanza disordinata, questa giovane storia del mondo. Bisogna quindi che le donne se ne immischino quanto prima, poiché i maschi sono veramente fradici di saggezza millenaria. Non sono paradossi, questi, ve lo giuro, ma brancolii nella notte del futuro.
Confesserete, per esempio, che la vittoria del femminismo e specialmente l’influenza delle donne sulla politica finiranno di distruggere il principio della famiglia. Ciò sarebbe facilmente dimostrabile; ma voi certo vi ribellate,spaventati, opponendomi ingegnosi argomenti, perché assolutamente non volete che la famiglia sia toccata. “Tutti i diritti, tutte le libertà devono essere accordati alla donna, gridate voi, ma la famiglia sarà conservata!…”
Permettetemi di sorridere con un po’ di scetticismo e di dirvi che se la famiglia, soffocatoio delle energie vitali, scomparirà, cercheremo di farne a meno.
É indiscutibile che se la donna sogna oggidì di conquistare dei diritti politici, è perché, senza saperlo, essa è intimamente convinta di essere, come madre, come sposa e come amante, un cerchio ristretto, puramente animale e assolutamente privo di utilità.
Voi avrete certamente assistito alla partenza di un Blériot, ansimante e ancora imbrigliato dai meccanici, fra i terribili schiaffi di vento che dà un’elica ai suoi primi giri. Ebbene: vi confesso che noi forti futuristi, davanti a uno spettacolo tanto inebbriante, ci siamo sentiti subitamente staccati dalla donna, divenuta a un tratto troppo terrestre, o,per dir meglio, divenuta il simbolo della terra che si deve abbandonare. Abbiamo finanche sognato di poter creare, un giorno, un nostro figlio meccanico, frutto di pura volontà, sintesi di tutte le leggi di cui la scienza sta per precipitare la scoperta.