Istituto Dante Alighieri, Skopje

di Filippo Tommaso Marinetti, Francesco Cangiullo, 11 ottobre 1921

Abbiamo glorificato e rinnovato il Teatro di Varietà. Abbiamo nel Teatro Sintetico distrutto le preoccupazioni di tecnica, verosimiglianza, logica continuata e preparazione graduata.

Abbiamo nel Teatro Sintetico creato le nuovissime miscele di serio e di comico, di personaggi reali e irreali, le compenetrazioni e le simultaneità di tempo e di spazio, i drammi d’oggetti e le dissonanze, le immagini sceneggiate, le vetrine d’idee e di gesti. Se oggi esiste un giovane teatro italiano con miscele serio-comiche-grottesche, personaggi irreali in ambienti reali, simultaneità e compenetrazioni di tempo e spazio, lo si deve al nostro Teatro Sintetico.

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Oggi noi imponiamo al teatro un altro balzo in avanti. Il nostro Teatro della Sorpresa si propone di esilarare sorprendendo, con tutti i mezzi, fatti idee contrasti non ancora portati da noi sul palcoscenico, accozzi divertenti non ancora sfruttati da noi, e capaci di scuotere giocondamente la sensibilità umana.

Abbiamo piú volte dichiarato che elemento essenziale dell’arte è la sorpresa, che l’opera d’arte è autonoma, assomiglia soltanto a sé stessa e perciò appare come un prodigio. Infatti, La primavera di Botticelli — come molti altri capolavori — aveva al suo apparire, oltre ai valori diversi di composizione, ritmi, volumi e colori, il valore essenziale della sua originalità sorprendente. La nostra conoscenza di questo quadro, i plagi e le imitazioni che suscitò, hanno distrutto oggi questo valore di sorpresa. Ciò dimostra come il culto delle opere passate (ammirate, imitate e plagiate) sia, oltre che pernicioso ai nuovi ingegni creatori, vano e assurdo, dato che si può oggi ammirare, imitare e plagiare soltanto una parte di quelle opere.

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Raffaello, avendo scelto per un suo affresco una parete di una sala del Vaticano già decorata qualche anno prima dal pennello del Sodoma, fece raschiare da quella parete l’opera meravigliosa di questo pittore, e l’affrescò, in omaggio al proprio orgoglio creatore e pensando che il valore principale di un’opera d’arte è costituito dalla sua apparizione sorprendente. Perciò diamo una importanza assoluta al valore di sorpresa. Tanto piú che dopo tanti secoli pieni di opere geniali, le quali (ognuna al suo apparire) sorpresero, oggi è difficilissimo sorprendere.

Nel Teatro della Sorpresa, la pietra della trovata che l’autore lancia dev’essere tale da:

  1. Colpire di sorpresa gioconda la sensibilità del pubblico, in pieno.
  2. Suggerire una continuità di altre idee comicissime a guisa di acqua schizzata lontano, di cerchi concentrici di acqua o di echi ripercorsi.
  3. Provocare nel pubblico parole e atti assolutamente impreveduti, perché ogni sorpresa partorisca nuove sorprese in platea, nei palchi e nella città la sera stessa, il giorno dopo, all’infinito.

Allenando lo spirito italiano alla massima elasticità con tutte le sue ginnastiche spirituali extra-logiche, il Teatro della Sorpresa vuole strappare la gioventú italiana alla monotona, funerea, abbrutente ossessione politica.

Concludendo: Il Teatro della Sorpresa contiene oltre a tutte le fisicofollie di un caffè-concerto futurista con partecipazione di ginnasti, atleti, illusionisti, eccentrici, prestigiatori, oltre al Teatro Sintetico, anche un Teatro-giornale del movimento futurista e un Teatro-galleria di plastica, e anche declamazioni dinamiche e sinottiche di parole in libertà compenetrate di danze, poemi paroliberi sceneggiati, discussioni musicali improvvisate tra pianoforti, tra pianoforte e canto, libere improvvisazioni dell’orchestra, ecc.

Il Teatro Sintetico (creato da Marinetti, Settimelli, Cangiullo, Buzzi, Mario Carli, Folgore, Pratella, Jannelli, Nannetti, Remo Chiti, Mario Dessy, Balla, Volt, Depero, Rognoni, Soggetti, Masnata, Vasati, Alfonso Dolce) è stato imposto vittoriosamente in Italia dalle Compagnie Berti, Ninchi, Zoncada, Tumiati, Mateldi, Petrolini, Luciano Molinari; a Parigi e a Ginevra dalla Società avanguardista Art et Liberté; a Praga dalla Compagnia czecoslovacca del Teatro Svandovo. Il nostro Teatro della Sorpresa è stato rappresentato e imposto dalla Compagnia Futurista De Angeli ai pubblici di Napoli, Palermo, Roma, Firenze, Genova, Torino, Milano, i quali furono — secondo l’espressione di un quotidiano poco favorevole, «Il Giorno», spaventosamente allegri. A Roma, i passatisti furono straordinariamente insolenti e furono legnati da Marinetti, da Cangiullo e dai fratelli Fornari. È leggendario il calcio che il pittore Totò Fornari incuneò nel cervello posteriore di un passatista salito sul palcoscenico per riprendere un suo argomento vegetale. Con quel calcio a sorpresa, il pittore Fornari infornò nel palco il passatista.

Il Teatro della Sorpresa espose a Napoli i quadri del pittor futurista Pasqualino Cangiullo; a Roma, i quadri del pittore futurista Totò Fornari, presentati alla ribalta dal pittore Balla; a Firenze, i quadri del pittore futurista Marasco; a Milano, i quadri del pittore futurista Bernini.

Il Teatro della Sorpresa impose le discussioni fra pianoforti improvvisatori e pianoforte e violoncello inventate dai musicisti futuristi Aldo Mantia, Mario Bartoccini, Vittorio Mortari, Franco Baldi.