Poesie di Aco Šopov pubblicate in Italia
La prestigiosa rivista romana “Nuovi argomenti” ha pubblicato recentemente una scelta antologica di 9 poesie di Aco Šopov, uno dei fondatori della poesia macedone contemporanea, tradotte in italiano da Anastasija Gjurcinova e Mia Lecomte.
“Nuovi argomenti” è stata fondata nel 1953 dagli scrittori Alberto Moravia e Alberto Carocci, con l’intenzione di creare una rivista di sinistra, analogamente a “Les Temps modernes” di Sartre a Parigi.
Sulle sue pagine si sono svolti i più significativi dibattiti sulla cultura e l’ideologia, sul comunismo, sulla lingua e sul cinema, sul destino del romanzo e della poesia. Con “Nuovi argomenti” hanno collaborato alcuni dei più importanti scrittori e intellettuali italiani, quali Italo Calvino, Natalia Ginzburg, Eugenio Montale, Elsa Morante, Anna Maria Ortese, Elio Vittorini, Umberto Eco, Leonardo Sciascia, Antonio Tabucchi, Claudio Magris, Walter Veltroni, Alberto Asor Rosa, Niccolò Ammaniti, Alessandro Piperno e molti altri ancora. Inoltre, vi hanno pubblicato anche nomi illustri della letteratura europea e mondiale, quali Jorge Luis Borges, Octavio Paz, Julio Cortazar, Michail Bulgakov, Roland Barthes, Michail Bachtin, Boris Pasternak, Joseph Brodskij, Paul Auster, Seamus Heaney…
Tra i direttori dei Nuovi argomenti sono stati Pier Paolo Pasolini e Enzo Siciliano; membri della redazione sono stati alcuni dei migliori scrittori italiani di oggi, quali Sandro Veronesi e Roberto Saviano. Dal 2006 il direttore responsabile è Dacia Maraini.
Le traduzioni di Aco Šopov, pubblicate nel No 7 del 2021, intitolate “Sangue abissale”, vengono accompagnate da una nota sul poeta, in cui, oltre le caratteristiche essenziali della sua scrittura, intrecciate anche con elementi della vita, viene ricordata la sua posizione tra i fondatori della poesia macedone contemporanea, ma anche il suo ruolo nello sviluppo delle letterature dell’ex Jugoslavia.
In allegato, due delle poesie tradotte, mentre l’intero contributo si può consultare sul seguente link:
Sangue abissale
Nel profondo un sangue pesante,
lo si direbbe dall’origine dei tempi.
Non manifesto a queste altezze, nelle torride brume.
Giace maledetto come di piaga cicatrice.
Nel profondo un sangue pesante. Sangue.
Lo spessore della resina nera.
Sangue vorace, la sua sete risale alla genesi.
È sangue antico, nudo e nero.
Giace, come talpa scava.
Va di soglia in soglia, fruga la coscienza.
Come morte infallibile, inesorabile,
colma ogni lacuna, spazio.
Nel profondo un sangue pesante,
che mi ordina senza posa:
Seguimi per primo, non una parola,
non mi abbandonare mai.
Sangue terribile nel profondo,
terribile più che minaccia.
Nel profondo un sangue tanto pesante
che lo si direbbe dall’origine dei tempi.
Orrendamorte
Ogni cosa da sola qui nasce e svanisce.
Pietra immensa. Cicatrice. Ambigua, sterile parola.
La primavera le è madre e insieme perfida matrigna.
Ceneri del sogno, sogno di ceneri. Orrendamorte.
Inghiottito dalla siccità, torto da nere piogge,
qui i giorni alle notti si accumulano, falda a falda,
e lungo la scorza si inanellano in vertebre
le ombre ossificate di furie e carni selvagge.
Le burrasche qui sibilano e gridano oscuri spettri,
qui, peccato originale e delitto, punizione e biasimo.
L’uomo e la bestia qui dividono lo stesso antro
e il bambino muove il primo passo.
Sopra, germina il pane, con radici amare e profonde,
è secco e dolce e brucia come fiamma.
Poesia, se sfinito ti affronta l’eremita
tu accoglilo, che ti sia eguale nella fiamma.
Rosa in gola, in bocca uva serpe,
galla nel sangue discorde,
terra di veleni dal sapore di morte,
rotola la pietra infuocata: Brucia. Brucia. Brucia.
Ogni cosa qui nasce e da sola svanisce.
Pietra immensa. Cicatrice. Ambigua, sterile parola.
La primavera le è madre e insieme falsa matrigna.
Ceneri del sogno, sogno di ceneri. Orrendamorte.