Istituto Dante Alighieri, Skopje

Oggi e nei giorni a venire, si parlerà e si scriverà molto dell’importanza dell’opera che il prof. Boris Petkovski ci ha lasciato, del posto che egli occupa nella storia della cultura e dell’arte macedo­ni, dell’importanza della sua opera creativa, del suo contributo scientifico nella teoria e nello studio della storia dell’arte figurativa macedone, dell’impresa le­gata alla creazione del Museo d’arte contemporanea il quale svolge con successo le sue attiità ormai da qua­ranta anni, si parlerà degli anni in cui guidava questa istituzione in veste di direttore e della creazione della collezione mondiale di opere artistiche. Si parlerà dei suoi successi conseguiti nel campo della promozione, presentazione e affermazione dell’arte macedone nel mondo, della sua passione nell’esercitare il mestiere del professore, e di tante altre imprese che egli riuscì a compiere e per le quali di solito non basta una vita umana, imprese tutte eccezionali che egli realizzava con facilità degna di un eroe mitologico che alla fine si sacrifica e incorpora sé stesso nella costruzione che egli stesso ha eretto.

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Preferirei invece parlare di Boris Petkovski, come di una persona al di fuori del convenzionale banale, vorrei parlare di Boris Pektovski, innanzitutto come uomo che ha lasciato tracce indelebili nella vita di quanti avevano l’onore di conoscerlo.

Persona eccezionale, pieno di energia vulcanica e di entusiasmo implacabile, un uomo la cui energia interiore illumina la strada a generazioni di studenti e di colleghi.

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Egli stesso si trasformò in istituzione nella quale ci si poteva entrare liberamente e ci si perdeva negli infiniti corridoi della sua mente brillante, un archivio stracolmo di saperi depositati nel corso dei decenni alla portata della vostra mano, libreria ricca di testi rari che potevate prendere in prestito quando vi pareva, ed egli era sempre lì pronto ad aprirvi le porte, dispen­sando con generosità il suo animo e il suo cuore. Boris Petkovski era il mio professore, il mio mentore, il mio amico. Sapeva farci sentire parte della sua famiglia. Era generoso, ma anche esigente con me e con gli altri suoi studenti. Soleva spesso darci compiti apparentemen­te impossibili e noi ci arrabbiavamo perché avevamo l’impressione di dover passare anni e anni in ricerche inutili e noiose e nella raccolta del materiale utile per i nostri lavori. Spesso ci tendeva dei tranelli per domare le nostre ambizioni e frenare il nostro desiderio di un successo immediato e di un premio prematuro per il lavoro svolto.

Quello che allora non riuscivamo a capire era che egli, come ogni bravo maestro, ha fatto di noi combat­tenti ben addestrati, pazienti e abili sia sul campo di battaglia intelettuale, sia su quello della vita. Sapeva confortarci e consolarci nei momenti difficili di sconfit­ta ma sapeva anche esultare con noi di gioia come se le nostre vittorie fossero anche sue. Sapeva riconoscere dentro di noi le nostre doti più nascoste e indicarci la strada giusta da imboccare. Come ogni bravo maestro, ci faceva da guida conducendoci attraverso gli spazi incommensurabili del pensiero nella conquista di nuo­vi e misteriosi mondi, mostrandoci la direzione che avremmo dovuto seguire. Ed era la strada dei guerrieri dello spirito. La strada che egli stesso aveva percorso. La strada che conduce ai tesori della richezza spirituale.

Ricchissima era la sua vita, ed egli sapeva condi­videre con tutti noi con infinita generosità le gemme preziose delle sue esperienze e della sua saggezza. So con certezza che egli continuerà a far parte della nostra vita, impossibile che uno spirito di tali dimensioni e di enorme energia possa scomparire nel nulla.

Sono convinto che anche adesso, in questo preci­so momento, lo spirito vivace e incontenibile di Boris Petkovski affascina i custodi delle sfere di cristallo ce­lesti atraverso le quali cammina con il suo charme, la sua eloquenza, la sua erudizione, i suoi giochi lucidi e le sue piroette verbali, sul suo cammino verso l’eternità.

Traduzione dal macedone: Radica Nikodinovska