I FINALISTI DEL PREMIO STREGA 2016
Si è chiuso il “seggio elettorale” per la prima votazione, quella che designa i finalisti all’edizione 2016 del Premio Strega, promosso dalla Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e da Liquore Strega con il sostegno di Roma Capitale e Unindustria – Unione degli Industriali e delle Imprese Roma Frosinone Latina Rieti Viterbo. Come sempre Casa Bellonci è stata gremita da molti degli Amici della domenica, il corpo elettorale del premio, eredi di un rito che si ripete solennemente da settant’anni. Il presidente di seggio Nicola Lagioia, vincitore del Premio Strega 2015, ha descritto l’andamento dei voti pervenuti per via telematica nelle settimane precedenti. La somma dei voti elettronici e delle schede cartacee ha delineato la cinquina degli autori e dei libri finalisti del Premio Strega 2016, che sono:
- La scuola cattolica (Rizzoli) di Edoardo Albinati con voti 202
- L’uomo del futuro (Mondadori) di Eraldo Affinati con voti 160
- Se avessero (Garzanti) di Vittorio Sermonti con voti 156
- Il cinghiale che uccise Liberty Valance (minimum fax) di Giordano Meacci con voti 138
- La femmina nuda (La nave di Teseo) di Elena Stancanelli con voti 102
I voti degli altri candidati, esclusi, sono i seguenti:
- L’addio (Giunti) di Antonio Moresco con voti 94
- La figlia sbagliata (Frassinelli) di Raffaella Romagnolo con voti 77
- Dove troverete un altro padre come il mio (Ponte alle Grazie) di Rossana Campo con voti 71
- La reliquia di Costantinopoli (Neri Pozza) di Paolo Malaguti con voti 69
- Le streghe di Lenzavacche (e/o) di Simona Lo Iacono con voti 67
- Conforme alla gloria (Voland) di Demetrio Paolin con voti 50
- Dalle rovine (Tunué) di Luciano Funetta con voti 26
Questo risultato comprende i voti dei 400 Amici della domenica, a cui da qualche anno si aggiungono i voti di 40 lettori forti selezionati da librerie indipendenti italiane associate all’ALI e 20 voti collettivi provenienti da scuole, università e Istituti Italiani di Cultura all’estero, per un totale di 460 aventi diritto.
I comitati italiani e stranieri della Società Dante Alighieri (Malaga, Principato di Monaco, Rostov, Skopje, Tunisi, Roma, Benevento) hanno votato per Raffaella Romagnolo, Edoardo Albinati, Simona Lo Iacono.
I cinque scrittori finalisti del Premio Strega 2016 si sono incontrati mercoledì 22 giugno all’Hotel Méridien, a Monaco, nel corso di un evento promosso dal comitato locale della DA in collaborazione con la Fondazione Maria e Goffredo Bellonci.
Il romanzo di Raffaella Romagnolo “La figlia sbagliata” (edizioni Frassinelli) – classificato al settimo posto e al secondo dello Strega Giovani – è stato il più votato dai circoli di lettura promossi all’interno dei comitati della Società Dante Alighieri di Monaco (Principato di Monaco), Rostov, Skopje e Tunisi, coinvolti nell’edizione di quest’anno, e di Roma e Benevento, presenti dalle edizioni precedenti.
Alla Romagnolo, risultata la più votata con 13 preferenze, seguita da Edoardo Albinati e Simona Lo Iacono, verrà consegnato un riconoscimento dal Presidente della Società Dante Alighieri Andrea Riccardi e dopo l’estate verrà ospitata presso i comitati esteri coinvolti nel progetto per un ciclo di manifestazioni.
La seconda votazione e la proclamazione del vincitore del Premio Strega 2016 avverranno venerdì 8 luglio all’Auditorium Parco della Musica di Roma e sarà trasmessa in diretta televisiva da Rai Tre.
In seguito la breve presentazione dei libri selezionati:
La scuola cattolica (Rizzoli) di Edoardo Albinati
Roma, anni Settanta: un quartiere residenziale, una scuola privata. Sembra che nulla di significativo possa accadere, eppure, per ragioni misteriose, in poco tempo quel rifugio di persone rispettabili viene attraversato da una ventata di follia senza precedenti; appena lasciato il liceo, alcuni ex alunni si scoprono autori di uno dei più clamorosi crimini dell’epoca, il Delitto del Circeo. Edoardo Albinati era un loro compagno di scuola e per quarant’anni ha custodito i segreti di quella “mala educacion”. Ora li racconta guardandoli come si guarda in fondo a un pozzo dove oscilla, misteriosa e deforme, la propria immagine. Da questo spunto prende vita un romanzo, che sbalordisce per l’ampiezza dei temi e la varietà di avventure grandi o minuscole: dalle canzoncine goliardiche ai pensieri più vertiginosi, dalla ricostruzione puntuale di pezzi della storia e della società italiana, alle confessioni che ognuno di noi potrebbe fare qualora gli si chiedesse: “Cosa desideravi davvero, quando eri ragazzo?”. Adolescenza, sesso, religione e violenza; il denaro, l’amicizia, la vendetta; professori mitici, preti, teppisti, piccoli geni e psicopatici, fanciulle enigmatiche e terroristi. Mescolando personaggi veri con figure romanzesche, Albinati costruisce una narrazione che ha il coraggio di aviso aperto i grandi quesiti della vita e del tempo, e di mostrare il rovescio delle cose.
L’uomo del futuro (Mondadori) di Eraldo Affinati
A quasi cinquant’anni dalla sua scomparsa don Lorenzo Milani, prete e straordinario italiano, tante volte rievocato ma spesso frainteso, non smette di interrogarci. Eraldo Affinati ne ha raccolto la sfida esistenziale, ancora aperta e drammaticamente incompiuta, ripercorrendo le strade della sua avventura breve e fulminante: Firenze, dove nacque da una ricca e colta famiglia con madre di origine ebraica, frequentò il seminario e morì fra le braccia dei suoi scolari; Milano, luogo della formazione e della fallita vocazione pittorica; Montespertoli, sullo sfondo della Gigliola, la prestigiosa villa padronale; Castiglioncello, sede delle mitiche vacanze estive; San Donato di Calenzano, che vide il giovane viceparroco in azione nella prima scuola popolare da lui fondata; Barbiana, “penitenziario ecclesiastico”, in uno sperduto borgo dell’Appennino toscano, incredibile teatro della sua rivoluzione. Ma in questo libro, frutto di indagini e perlustrazioni appassionate, tese a legittimare la scrittura che ne consegue, non troveremo soltanto la storia dell’uomo con le testimonianze di chi lo frequentò. Affinati ha cercato l’eredità spirituale di don Lorenzo nelle contrade del pianeta dove alcuni educatori isolati, insieme ai loro alunni, senza sapere chi egli fosse, lo trasfigurano ogni giorno.
Se avessero (Garzanti) di Vittorio Sermonti
Una mattina di maggio del 1945 tre (o quattro) partigiani si presentano col mitra sullo stomaco in un villino zona Fiera di Milano alla caccia d’un ufficiale della Repubblica Sociale (o forse di tre), lo scovano, segue un ampio scambio di vedute, e se ne vanno. Da questo aneddoto domestico, sincronizzato bene o male ai grandi eventi della Storia, si dipanano settant’anni di ricordi di un fratello quindicenne, confusi ma puntigliosi, affidati come sono agli “intermittenti soprusi della memoria”: il nero-sangue e il gelo della guerra, la triste farsa di sognarsi eroe, poi il “passaggio dalla parte del nemico”; e la famiglia “feudale” della strana mamma; ma anche una collana di amori malriposti, le letture, il teatro, la musica, il calcio, gli amici. Testa e cuore però non fanno che tornare a quella mattina di maggio, a quell’eccidio mancato. Così, nel tentativo di fare i conti con i propri fantasmi, Vittorio Sermonti ci regala un libro sconcertante, tracciato nella forma di una lunga canzone d’amore per un tu che ha smascherato molti di quei fantasmi del “narrator narrato”, e gli dà ancora la voglia di vivere: un libro che è anche la cronaca minuziosa di un Paese e di un interminabile dopoguerra…
Il cinghiale che uccise Liberty Valance (minimum fax) di Giordano Meacci
Nell’immaginario paese di Corsignano – tra Toscana e Umbria – la vita procede come sempre. C’è gente che lavora, donne che tradiscono i propri uomini e uomini che perdono una fortuna a carte. C’è una vecchia che ricorda il giorno in cui fu abbandonata sull’altare, un avvocato canaglia, due bellissime sorelle che eccellono nell’arte della prostituzione e una bambina che rischia la morte. E c’è una comunità di cinghiali che scorrazza nei boschi circostanti. Se non fosse che uno di questi cinghiali acquista misteriosamente facoltà che trascendono la sua natura. Non solo diventa capace di elaborare pensieri degni di un essere umano, ma, esattamente come noi, diventa consapevole anche della morte, troppo umano per essere del tutto compreso dai suoi simili e troppo bestia per non essere temuto dagli umani: «il Cinghiale che uccise Liberty Valance» si ritrova all’improvviso in una terra di nessuno che da una parte lo getta nella solitudine ma dall’altra gli dà la capacità di accedere ai segreti di Corsignano, leggendo nel cuore dei suoi abitanti. Giordano Meacci scrive un romanzo bellissimo, commovente, appassionante, che racconta l’eterno mistero dei nostri sentimenti e lo fa grazie all’antico espediente di trattare le bestie come uomini e gli uomini come una tra le molte specie viventi sulla Terra.
La femmina nuda (La nave di Teseo) di Elena Stancanelli
Anna è una donna intelligente, bella, con un lavoro interessante, ma di colpo tutto questo non serve più. Dopo cinque anni la sua storia d’amore con Davide affonda in una palude di tradimenti, bugie, ricatti. E la sua vita va in pezzi. Si trasforma in un’isterica, non dorme, non mangia, fuma e si ubriaca ogni sera per riuscire ad addormentarsi. Compulsivamente inizia a frugare nel telefonino di lui nelle chat, sui social. Non sa cosa sta cercando, non sa perché lo sta cercando. Per un anno rimarrà prigioniera di quello che lei stessa chiama il regno dell’idiozia, senza riuscire a dirlo a nessuno. Questo racconto è la sua confessione, sotto forma di lettera, a Valentina, la sua più cara amica, che l’ha vista distruggersi sera dopo sera. Anna dice tutto, senza pudore. I dettagli umilianti e ridicoli, l’ossessione, la morbosità. Anna somiglia a tutti noi, che combattiamo questa guerra paradossale che chiamiamo amore. Ogni tanto vinciamo, più spesso perdiamo. L’unica cosa su cui possiamo sempre contare, l’unica capace di indicarci i nostri confini, i nostri bisogni, è il corpo. E sarà al corpo che Anna si aggrapperà per sconfiggere il dolore.