Istituto Dante Alighieri, Skopje

I 500 anni dell’Orlando furioso

Una parabola degli esseri umani tra classicità e tempi moderni

Intervista al prof. Alberto Casadei    download

 

Il 22 aprile 2016 segna il 500° anniversario dalla pubblicazione della prima edizione dell’Orlando Furioso (22 априле 1516). Questo affascinante poema ha segnato un passaggio fondamentale per la lingua, l’arte e la cultura dell’Italia.

‘Volando’ tra le ali dell’ironia, l’Orlando Furioso ha contribuito a costruire l’immaginario fantastico dei secoli a venire, mescolando reale e immaginario in un mondo ‘possibile’. Scritto in una lingua che da subito si ‘avvicina’ al toscano letterario, la terza versione dell’Orlando furioso fu ‘ripulita’ seguendo le indicazioni di Pietro Bembo (Prose della volgar lingua)e rappresenta anche un importante caposaldo della storia della lingua italiana.
Dimostrando una certa curiositas positiva, nel suo straordinario poema ormai cinquecentenario Ludovico Ariosto seppe ‘gettare uno sguardo’ verso il paradigma della modernità. Abbiamo chiesto al professor Alberto Casadei, docente di Letteratura italiana all’Università di Pisa, di illustrarci gli spunti di modernità del ‘Furioso’, anche in relazione con la Divina Commedia.

Perché è importante celebrare i 500 anni dell’Orlando furioso e quali spunti di modernità contiene questo grande classico?
Raggiungere i 500 anni è sempre un’impresa, ed è un’impresa soprattutto degna di un classico qual è diventato il ‘Furioso’ di Ludovico Ariosto. Dalla sua prima edizione, uscita il 22 aprile del 1516, ha attraversato tante epoche, tante fasi e altrettante polemiche. Per esempio quelle dei sostenitori di Tasso, che contestavano l’interpretazione molto libera del ‘Furioso’ rispetto ai canoni della nuova poesia eroica.

images (2)Ma perché continuiamo a leggerlo e qual è il suo grado di modernità?
È molto importante dire che un’opera con un mondo, alternativo a quello reale, in cui si mescolano la vita vissuta e l’immaginario, non era ovvia e scontata sin dagli inizi della letteratura. Invece Ariosto fa proprio questo: crea un ‘mondo possibile’ in cui il fantastico e la realtà quotidiana, in particolare quella delle corti praticata da Ariosto stesso, stanno sempre a contatto. Ecco un primo esempio dei motivi per i quali il ‘Furioso’ continua a interessarci.
Credo però che fondamentalmente del ‘Furioso’ ci interessi un aspetto: dentro a quest’opera, apparentemente fantastica, in cui il grande paladino Orlando impazzisce e tanti personaggi affrontano vicende che arrivano fino all’estremo oriente e addirittura a portare un uomo sulla luna, magari passando per gli inferi come Dante ma con evidentissime ironie e parodie, in quest’opera, dicevo, noi leggiamo la parabola di tutti gli esseri umani.
Nella classicità di Ariosto, e nella sua grande capacità di rileggere la tradizione prima di lui, c’è una modernità data anzitutto dal senso della transitorietà. I destini degli esseri umani sono transitori e possono cambiare da un momento all’altro, soggetti non solo alla fortuna, ma anche alle passioni, agli odi, e a tutta una serie di componenti che l’Ariosto narratore, che è il vero collante di tutta l’opera, interpreta alla maniera ironica dei saggi. La maniera che fu anche di Orazio e di tanta poesia classica, ma appunto con una nota che ce la rende moderna: l’interpretazione della realtà non è precostituita, e rende attuale quest’opera proprio perché in essa non si cancella il fatto che persino chi si comporta bene, e chi può avere qualcosa di positivo da dire o da fare, comunque può ricevere il male.
Tutto questo è segno di una freschezza e libertà di pensiero che è in grado di gestire tanto un’invenzione fantastica, quanto il rigore e la simmetria della narrazione e dello stile.
Quali differenze intercorrono fra le diverse versioni dell’Orlando furioso?
Le versioni del ‘Furioso’ sono in effetti molto diverse tra loro. La prima esce nell’aprile del 1516, la seconda nel 1521 e la terza ed ultima nell’ottobre del 1532, nella sua veste definitiva. In questo arco di tempo, al quale vanno aggiunti circa dieci anni di elaborazione, sono cambiate tante cose, e l’opera nel suo insieme fu scritta e rivista per quasi un quarto di secolo.

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L’ultima versione del ‘Furioso’, che conta 46 canti (la prima e la seconda si fermavano a 40), disegna un panorama di tanti aspetti della condizione umana. Accostando continuamente la realtà storica a un mondo fantastico, il poema presenta personaggi reali, contemporanei di Ariosto, e d’invenzione, come i paladini di Carlo Magno, i loro avversari del mondo arabo e tanti altri. In questa fusione di reale e immaginario troviamo continui spunti di riflessione sul presente, quello del primo Cinquecento ma anche, per molti aspetti, il nostro.
Che rapporto c’è tra l’Orlando furioso e la Divina Commedia?
Potremmo sintetizzare il rapporto tra la Divina Commedia e l’Orlando furioso in due linee, una verticale e una orizzontale. L’opera di Dante è tutta verticale, è un’ascesa dal peccato sino all’Empireo, che arriva alla visione di Dio. Nel mondo del ‘Furioso’, tutto orizzontale, si dichiara fin dall’inizio che si parlerà di tantissime cose: è un universo aperto, dove a un certo punto ‘accade’ la pazzia di Orlando, che però è solo uno dei tanti temi, argomenti e storie affrontati.
Ciò basta a sottolineare quanto sia marcata la differenza tra Dante e Ariosto. Ariosto conosce bene Dante, lo ama, lo cita, ma spesso lo parodizza e lo fa con la tipica ironia del ‘Furioso’: quella di chi si distacca dalle verità ultime e non vuole avere certezze assolute, ma preferisce guardare alla varietà delle cose umane con uno sguardo libero, senza dare nulla per scontato.

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Questo è tipico della cultura rinascimentale che, come diceva Erasmo da Rotterdam, ha imparato a conoscere la multiformità del mondo attraverso una curiositas buona, una libera indagine considerata ora positiva e non più negativa come sarebbe stato nel mondo medievale. Si tratta di una prospettiva che guarda verso la futura rivoluzione scientifica e a paradigmi moderni: ci vorrà ancora del tempo, ma intanto Ariosto adotta alcuni strumenti (l’ironia, la flessibilità etica ecc.) fondamentali per capire l’universo umano.