Festival di Berlino, Orso d’oro all’Italia. Vince FUOCOAMMARE di Gianfranco Rosi come previsto.
Hanno vinto i rifugiati.
Hanno vinto i rifugiati, perché sono stati i protagonisti per quanto invisibili di questa Berlinale. Molti film li hanno raccontati, ed è costruito intorno a loro e alle loro odissee per mare e per terra quello che si è portato via l’Orso d’oro, il documentario Fuocoammare di Gianfranco Rosi. Che ci mostra la vita di Lampedusa, di chi ci abita e soprattutto di chi ci arriva sui barconi. Trionfo annunciatissimo, non è proprio il caso di parlare di sorpresa. Ci son rimasti male i jeunes critiques italiani che l’hanno detestato per come spettacolarizza il dolore, la miseria, la morte, ma così doveva andare, così è inesorabilmente andata (quale giuria, quale festival possono resistere a un tema tanto esplosivo? che poi bisogna riconoscere a Gianfranco Rosi, lo si ami o no, che il suo mestiere lo sa fare egregiamente, e Fuocoammare girerà il mondo, vedrete).
Gianfranco Rosi ha chiamato sul palco tutti ma proprio tutti, compreso il medico di Lampedusa che vediamo nel film (è uno dei momenti migliori, va detto) e un massiccio signore ringraziato come colui che lo ha introdotto all’isola. Spirava un’aria molto, troppo italiana. Italiana nel senso peggiore, un’aria di clan, di famiglia. Con un film così intimidente rispetto a pubblico e giuria, niente gli è più precluso, Fuocoammare ce lo ritroviamo in qualche nomination Oscar 2017.