INTERVISTA:
IL TEMPO DELLE COSE CHE ACCADONO
Molte volte siamo affascinati da un richiamo, anche la didattica di una lingua è fatta di rievocazioni, più o meno impossibili.
Proprio come questi richiami, che risuonano da lontano ma si percepiscono con chiarezza.
Possiamo avere remoti sentori, ma non possiamo negarne la veridicità.
Si può fare un viaggio spostandosi avanti e invece è a ritroso, ma sempre verso un futuro prossimo.
Riconoscere parole come simboli di un’intera cultura, dargli forma con fatica e insieme felicità.
La netta percezione che ci siamo e forse c’eravamo sempre stati. Seduti a fianco di un genius loci che è di casa
nelle nostre corde più profonde e nel guardare questa nostra smania di percorsi non può fare che sorridere.
Eppoi annuire con un piccolo movimento del capo.
Felice incontro virtuale
tra Monica Febbo e Rosa Roccia
di Monica Febbo
Monica: La didattica questa sconosciuta, o la didattica storia di un’amicizia particolare? Insomma come nasce questo rapporto e come si sviluppa nel tempo?
Rosa: La mia esperienza con la didattica nasce nei fondi di caffè!
Monica: Ovviamente ogni tecnicismo è un vezzo, siamo qui per fare due chiacchiere… bello! racconta!
Rosa: Incredibile come il destino mi ha avvicinata all’insegnamento dell’italiano…
Monica: eh mi rendo conto che per ognuno di noi può avere dell’incredibile… ma dai fondi del caffè.. la strada dev’essere stata lunga.. o no?
Rosa: Una strana storia la mia… Partiamo dall’inizio. Erano anni caldi alla fine del ’70, lotte politiche, contrapposizione tra ” neri” e ” rossi”, solidarietà con gli operai, autoriduzione nelle mense, tutti eravamo coinvolti.
Monica Pensi che sia stato un aspetto importante nella tua formazione? Erano anni certo sideralmente diversi per temi e avvenimenti.
Rosa: Poi, finita la laurea sono entrata come insegnante di ruolo in una scuola professionale per chimici di Verona, avevo molte classi e insegnare chimica ai ragazzi non era molto facile..
Monica: una sorta di primo contatto con la comunicazione comunque c’era…
Rosa:
Sì,ho passato 20 anni tra provette e fumi viola, formule, ma sentivo sempre una mancanza mentre trasmettevo questa materia ostica e “fredda “, la chimica. Così cercavo di renderla “umana” leggendo ai miei studenti qualche pezzo di libro, qualche citazione dal latino, facendoli ragionare quasi con filosofa … dall’infinitamente piccolo degli atomi all’infinitamente grande dell’universo, così che potessero aprirsi la mente! Sono stata molto amata dai mie studenti, pensa che ancora oggi dopo anni ho dei contatti con loro…
Ad un certo punto la scuola mi stava stretta…e così la svolta!
Monica: Ecco il primo passo dunque!
Rosa: Deciso … abbandonare tutto e venire in Turchia, certo non è stato facile! Ora sono otto anni che vivo qui e insegno la lingua italiana… ho lavorato e lavoro in scuole di lingue private, nelle fabbriche e nel centro culturale italiano, a Bursa. Questo nuovo lavoro mi ha appassionato fin da subito.
Monica Sì, vero,ma perché proprio la Turchia?! Senza entrare subito nel merito, vediamo come è avvenuta questa “metamorfosi” culturale e di coscienza, voglio dire perché la Turchia… perché Bursa… non sono passaggi scontati.
Rosa: Potevo spaziare,trasmettere altro oltre alle formule chimiche…potevo e posso trasmettere una cultura diversa oltre alla lingua… Inoltre sono sempre stata attratta dall’oriente,dalla cultura orientale..una cultura più vicina al ” sentire”…
Monica: Avevi avuto contatti già in Italia con questa parte d’Europa?
Rosa: No! Nel 2000 per la prima volta ho fatto un lungo viaggio in questa bella terra, partita da sola con una jeep ho girato per due mesi fino all’estremo est,dove vivono le popolazioni curde.. Ho trovato una grande umanità nelle persone che ho incontrato..
Monica: Quindi è nato da un desiderio di scoperta, diciamo inizialmente un contatto da turista esploratore.
Rosa: Non esattamente. La famiglia di mia madre ha origini turche…ma parliamo di molti anni addietro… La mia bisnonna diceva che provenivamo da ” Angora” l’attuale Ankara. Così non ho voluto fare un viaggio in Turchia come una normale turista, ho cercato persone,luoghi, emozioni che potessero chiudere un cerchio, dentro di me soprattutto..
Monica: Vedi?a volte si deve tenere in considerazione una sorta di profondo richiamo, io ci credo un po’ a queste cose.
Rosa: Sì, precisamente: la ricerca interiore delle origini..
Monica: Una forma di ricerca che era rimasta latente e poi è venuta fuori come all’improvviso a distanza di anni?… Ed era quello che cercavi? questa tua identità profonda, come sopita?
Rosa: Tornando al periodo di studi a Padova, dove dovevi per forza scegliere da che parte stare, mi ha permesso in seguito di fare una scelta notevole, cambiare la mia vita…e non è poco!
Monica: Ah ecco, questo non è poco. Ci vuole coraggio per voltare pagina, sempre quello spauracchio del definitivo, del non poter tornare indietro, che poi così non è detto sia
Rosa Ora sono molto serena, ho trovato una nuova dimensione, più umana, più slow… La scelta era necessaria!
Monica: Vediamo quell’attimo prima della scelta:un tuffo o un passo?
Rosa: Un tuffo! Io sono così…quando sento di fare una cosa la faccio e basta, mi piace il rischio, non ho fatto preventivi!
Monica: Domanda classica e so la risposta …. lo rifaresti?
Rosa: Ohhh certo! Non tornerei indietro! Il primo periodo qui in Turchia non è stato facile, i primi passi lì…. le prime sensazioni. La lingua. Senza la padronanza di una lingua non puoi comunicare neanche le più semplici emozioni, quanto è importante la lingua quando sei straniero in un Paese straniero!
Monica:C’è un fatto importante in questa fase però: le sensazioni le vivi amplificate dentro di te e tutto è avvolto da un mistero che è anche magico,in un autismo dell’anima che è imposto da quel silenzio. C’è una fase di latenza e in quella ascolti. Ascolti e immagazzini parole, suoni e idee …
Rosa: Così pian piano ho iniziato a studiare il turco da autodidatta… ho iniziato a girare per le scuole offrendo la mia professionalità di insegnante… Sì. All’inizio sei in una solitudine profonda ma produttiva; immagazzini parole, frasi, gesti. Finché una notte ho fatto un sogno … Incredibile: nel sogno parlavo perfettamente il turco !
Monica All’inizio cosa pensavi che avresti fatto?
Rosa Amo il mestiere dell’insegnante, lo amo molto e in questo campo niente mi fa paura, forse è una dote, la comunicazione, l’empatia, l’ascolto. Certo oltre alle regole grammaticali nelle mie lezioni c’è spazio per la conoscenza della cultura italiana … Penso che gli studenti abbiano imparato molto la lingua proprio durante la condivisione di momenti di vita in comune… Eh sì..non ci avevo pensato..
Monica certo un momento importantissimo.. e tu cosa imparavi?
Rosa Bella domanda! E’ stato proprio questo imparare da loro lo stimolo a proporre lezioni “diverse” fatte di momenti distinti L’odiata grammatica accanto ad una bella canzone, uno spezzone di film accanto al festeggiamento del compleanno di uno studente… modi di dire, qualche video in dialetto napoletano.
Sappiamo che la Turchia è stata governata per anni da Sultani di ogni tipo, Impero Ottomano… questo naturalmente ha avuto delle ripercussioni sulla loro lingua che fino al 1923 era l’arabo, poi Ataturk ha cambiato l’alfabeto ed è nata la lingua turca. Ancora ci sono molte parole che provengono dal persiano e dall’arabo.
Ma volevo sottolineare un altro aspetto..
Monica: certo.. appunto, le esigenze più profonde come venivano fuori?
Rosa: Nel linguaggio turco ci sono molti modi di dire, quasi come formule, ad una domanda una risposta…difficile spiegarmi. Per esempio quando sei invitata a mangiare con qualche turco e ti è piaciuto il cibo, devi dire ” Eline saglik ” in italiano ” grazie alle tue mani ” o meglio che le tue mani stiano sane.
Monica: Ci sono degli aspetti socioculturali nella lingua profondi, altri esempi? Questa conoscenza che va aldilà della lingua cosa porta dentro di te?
Rosa: Ohhhhhhhhhh la conoscenza che porta a sentirmi accolta, accettata nel Paese che mi ospita… ma devi avere la voglia di capirne le origini. La storia, la religione, fanno parte di un popolo, non si può scindere la lingua dalla cultura.
Monica: Assolutamente no, ma dalla lingua risalire alla cultura è in genere il compito duro dello studente soprattutto quando sta da solo.
Rosa: I miei studenti turchi mi dicevano sempre:” una lingua, una persona”.
Monica … stiamo per finire questa bella chiacchierata, aggiungi quel che vuoi ora.
Rosa: Mi viene in mente una parola molto conosciuta anche in Italia…” Insallah “… ” Se Dio vuole “.. Non è solo un’espressione religiosa passiva… è un modo di vivere. Non forzare, se le cose devono accadere, accadono…aspetta il momento favorevole. Questa espressione ha all’interno non una passività ma, al contrario una cultura “orientale” del concetto di tempo … Vivere la vita ” fast”, veloce come in occidente ci fa perdere il suo sapore.In Turchia più vai ad est più la vita rallenta dando importanza all’altro, all’ospite, che è sacro. L’accoglienza dell’altro, del diverso da te…e qui potremmo parlare fino adomani. Come sono curiosi i turchi verso gli stranieri…in senso lato! Ti chiedono … vogliono sapere e soprattutto ascoltano!
E voglio tornare al punto di partenza. una decina di anni fa un’anziana signora turca mi ha letto i fondi del caffè … ed io manco sapevo cosa fossero! Non conoscevo una parola di turco…così mi ha mostrato in fondo alla tazzina un disegno, c’era una piccola stella e la luna …vedi, mi disse, questa è la bandiera turca: un giorno verrai a vivere in Turchia!
Monica: … i segni del destino appunto.
Rosa Io risi, non ci credevo…ed eccomi qui!
Monica: Cosa suggeriresti a chi vuole intraprendere questa strada?
Rosa: Quale, quella di mollare tutto e trasferirsi in un altro Paese? Non è facile, ci vuole un grande spirito di adattabilità. Emigrare solo per il lavoro non è secondo me un buon stimolo… anche se molti italiani, in questo periodo sono purtroppo costretti a farlo.
La Turchia è veramente una terra di mezzo tra oriente e occidente. In fondo solo il Mediterraneo ci separa ma ci separano secoli di storia, di tradizioni, di religione.
Per venite qui bisogna avere un cuore aperto … aperto alla diversità!
Monica: Grazie Rosa e Insallah!