“Quando non sai cos’è, allora è jazz! ”: è una della frasi più significative del romanzo di Baricco, che trova il suo spazio e il suo significato in vari aspetti della vita umana. Detta come conclusione scherzosa dal narratore della storia, esprime una chiara posizione sulle cose, una più libera espressione di una cosa fuori dell’ordinario, di una cosa che difficilmente trova il suo spazio in un ambito di significato. Una frase che diventa una metafora dello stesso eroe del romanzo, Dany Boodman T.D Lemon Novecento. Un personaggio che suona una musica che non riesce a trovare il suo spazio in nessuna della forme musicali note, che suona qualcosa di strano, straordinario e insolito, qualcosa che riecheggia soltanto nella sua presenza, qualcosa che esiste soltanto finché lui è al pianoforte. Un personaggio che allo stesso modo non riesce a inserirsi e a trovare il suo posto in nessuna società, un personaggio fuori dall’ordinario, che sa penetrare nell’anima di chiunque salga sulla nave e la cui propria anima rimane pure per lui stesso un segreto che non può essere decifrato. Un personaggio immaginario, un orfano lasciato nella sala da ballo di prima classe della nave “Virginian “, i cui genitori, lasciandolo sulla nave , speravano che sarebbe diventato una persona ricca e di successo. “Il piano funzionò a metà; non diventò ricco, ma persona di successo,sì: il più grande musicista che abbia mai suonato sull’Oceano!” Un musicista che con la sua musica faceva sì che tutti si mettessero a ballare “ perché la gente non sentisse passare il tempo, e si dimenticasse chi era e perché ci era salito, perché l’Oceano è grande e fa paura”. Il figlio dell’Oceano, un orfano nato sulla nave, circondato dall’azzurro infinito; un bambino adottato da un macchinista di buon cuore, un nero di Philadelphia, ma anche da tutto l’equipaggio della nave. Rimanendo orfano per la seconda volta dopo la morte del padre adottivo, il piccolo orfano diventa un figlio di tutti sulla nave, ma rifiuta di incontrarsi con il mondo che l’aveva rifiutato: la terraferma. E così passa il tempo a suonare: le sue note, pazzesche, anormali, inesistenti, sono pura invenzione, come se definissero il tempo, la stessa epoca in cui vive, il ventesimo secolo –Novecento- di cui porta il nome. Così, non solo con il suo nome, ma anche con la sua musica, egli diventa simbolo dei valori e della caratteristiche di un’ epoca, di un tempo difficile da definire, troppo complesso per essere spiegato. L’Oceano è immenso, qualcosa che gli offre una prospettiva infinita della vita, qualcosa che lo farà pensare se il molo potrebbe diventare la sua casa. Ma non lo diventerà, perché “colui che davanti agli occhi ha avuto da sempre l’infinito, non potrà sentire il suo richiamo trovandosi lontano da esso “. Così, Novecento rifiuta quel mondo attaccato alla terra, il mondo che non gli offre la pace che ha trovato sulla “Virginian “, tra gli accordi del pianoforte, guardando la gente sorridente, che si diverte con la sua musica e con quella dell’Atlantic jazz-band, mentre aspetta con impazienza l’arrivo nella “Terra della speranza”; un pubblico che lui osserva, un pubblico che ammira la sua capacità di coinvolgere tutta la nave, che rappresenta il mondo, un mondo con quella “pazzesca”energia, apparentemente senza senso. Fino al momento in cui uno, solo uno, la vedeva “l’Americaaaa !“. In quel momento tutti si avviavano verso il ponte, dimenticando la sua musica e lui, come se non fosse mai esistito! Era il momento in cui rimaneva di nuovo solo con il suo mondo, con il suo pianoforte, con la sua famiglia e con la sua casa che non aveva mai abbandonato, la nave “Virginian”, che per lui era il mondo intero, con le sale da ballo di prima classe affollate di ricconi, con i poveri che in quell’ infinito vedevano la speranza e sulle cui facce si potevano vedere tutte le reazioni umane. Gli bastava! Non aveva bisogno di andare per il mondo per trovare gente diversa, con indole diversa, perché in ciascuno dei due viaggi che faceva in un anno scopriva persone nuove, con emozioni e caratteri nuovi… Ciò gli bastava!
Così, il jazz citato all’inizio si mostra ancora una volta una metafora perfetta della condizione dello stesso protagonista: un artista che non riesce a riconoscere se stesso negli stili tradizionali di vita, in una concreta forma di vita, ma si trova sempre in mezzo a due mondi diversi, in cui capisce il linguaggio dell’anima di chiunque incontri e che riesce a raccontare soltanto tramite la sua musica strana e imprevedibile come era la stessa sua vita, nonché la vita di tutti noi.
Un libro straordinario, un capolavoro dello scrittore italiano contemporaneo Alessandro Baricco, afferma la critica letteraria, nel quale vediamo Baricco che compone secondo una sua consueta modalità: scrivere un’opera apparentemente senza impegno, nella quale basta un dettaglio per raccontare il tutto . “Il dettaglio “, in questo caso, è lo stesso protagonista della storia, sul quale è focalizzata tutta l’attenzione della narrazione. Raccontando questa storia, l’autore parla anche di un fenomeno molto importante dal punto di vista storico dell’inizio del Novecento: l’emigrazione e il mito americano, perché “l’America è sempre l’America!” come si sente dire ancora oggi. Un romanzo-monologo, raccontato da Max Toony, trombettista dell’Atlantic jazz band che, dato il grande successo, è stato portato anche sul grande schermo dallo straordinario regista Giuseppe Tornatore con il titolo “La leggenda del pianista sull’Oceano “. Anche questa volta la vicenda è accompagnato dagli accordi di un compositore unico: Ennio Morricone.
Baricco è uno scrittore che “ha fatto qualcosa di grande “, perché, come dice lui stesso, la sua narrativa aspira a qualcosa che superi l’abitudine, è una cosa che gli artigiani fanno quotidianamente nel loro lavoro. Un libro di una settantina di pagine appena, nel quale “ una mossa in più con la penna sarebbe stata sufficiente a distruggere ciò che è perfetto e insuperabile”. Un libro dalle cui poche pagine emerge uno straordinario senso poetico della vita, quel gusto lieve e gioioso che conquisterà i critici e che li porterà a definire “stupendo “ il talento eccezionale dello scrittore.
Daniela Zdravkovska