Istituto Dante Alighieri, Skopje

Deserto rosso del famoso regista italiano Michelangelo Antonioni e’ un film del 1964, che si rivede volentieri perchè è un’opera che racconta la nuova realtà umana e sociale del miracolo economico, creata dalla civilta’ industriale che provoca i cambiamenti del paesaggio, ma anche delle persone che lo popolano. L’industrializzazione appare subito allo spettatore fin dai primi fotogrammi, con una fotografia ricca di significati profondi e simbolici. Prevale il grigio in tutte le sue sfumature inespressive, come un fantasma che prelude a malattie e morti, ma nello stesso tempo governa la vita delle persone che vivono quella realtà. A questo grigio si sovrappone solo un rosso artificiale, innaturale, che crea un violento contrasto visivo, entrando anche nel cuore e evidenziando il malessere dei protagonisti. La storia e’ ambientata in un prossimo futuro, a Ravenna, un deserto industriale dove la protagonista, Giuliana, soffre di una forma di nevrosi depressiva che la allontana sempre piu’ dal marito e dal figlio. Suo marito Ugo è un dirigente industriale che fa parte del sistema senza opporsi, fluisce con ignoranza nella quotidianità e nel mondo che è sempre piu’ privo di comunicazione, di umanità, di valori e d’amore. Proprio per questo Giuliana non riesce piu’ a trovare il suo posto nel mondo, dove non ama niente e nessuno e cerca di sfuggire nella propria immaginazione. In cerca di un contatto piu’ intimo e deserto69

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red_desert_02empatico, Giuliana incontra Corrado, un amico di suo marito, anche lui un imprenditore. Corrado capisce le ragioni della sua depressione, ma neanche con lui Giuliana riesce a trovare la relazione di cui ha bisogno.
“C’è qualcosa di terribile nella realtà e nessuno me lo dice, neanche tu Corrado, non mi hai aiutato”.

Incontrando in un porto un marinaio straniero che non parla la lingua italiana gli rivolge delle domande che la tormentano.
“ Io non posso decidere … perché non sono una donna sola … per quanto … a volte … è come … separata … no, non da mio marito, i corpi … sono … separati. Se lei mi punge, lei non soffre … eh? Cosa stavo dicendo? Ah, sì … Io sono stata malata, sì … ma non devo pensarci, cioè io non devo pensare che tutto quello che mi capita è la mia vita … ecco … mi dispiace … Scusi.”
Questo monologo pungente e sconclusionato ci rivela la sensibilità di Giuliana verso alienazione degli uomini che provoca anche il cedimento delle famiglie moderne, condannando l’uomo alla solitudine.
Con questo film il maestro Antonioni guarda il mondo che e’ sempre meno umano e la società che è sorda e distante dai veri bisogni dell’essere umano. Infatti ci racconta una storia soprattutto attraverso i colori, che tocca tutti noi e risveglia il desiderio di cambiamento e ricostruzione del rapporto distrutto tra l’uomo e la terra e dei rapporti interpersonali che ormai sono diventati superficiali e fragili. Il Deserto rosso e’ un film struggente, poetico e fortemente simbolico che ci mostra la grandezza del regista capace di trasformare un film in una vera arte.

Andrijana Ruseska